Il lavoro di José Manuel Mesías rinuncia deliberatamente alle nozioni di sacralità e premeditazione che di solito accompagnano l'artificio creativo. Le sue ricerche emergono, al contrario, dal frammentario e dal casuale, dal residuo come memoria alternativa, come habitat primario di tutte le verità possibili. Mesías, che una volta si è imbattuto in un oggetto casuale e si è riconosciuto in esso, intende il mondo come un abbeveratoio dell'irrilevante e del minimo, del casuale. È di questo che si tratta, pensa, e poi dipinge il paesaggio della solitudine e della pioggia con improbabili verdi sul bordo di una pietra.

Il suo lavoro, che dura da più di un decennio, è stato esposto in progetti personali quali Versi e teoremi (L'appartamento alla Lubov Gallery, Condo Complex, New York, USA, 2019); Sala del tempo, da Indice delle immagini (XIII Biennale dell'Avana, Centro de Desarrollo de Las Artes Visuales, L'Avana, Cuba, 2019); La linea retta non è la più breve (Azkuna Zentroa, Bilbao, 2018), Indice delle immagini (Factoría Habana, L'Avana, 2017) e Sulla verità assoluta (Mindy Solomon Gallery, Miami, 2016). Ha inoltre partecipato a mostre collettive di enorme rilevanza, tra le quali le più importanti sono: La Breche (Galleria Continua, Parigi, Francia, 2021); Punto di vista circolare (Galleria Continua, L'Avana, Cuba, 2020); Going Away Closer: mostra d'arte contemporanea Giappone-Cuba (Centro culturale Spiral, Tokyo, 2018), Cuba amore mio (Galleria Continua, Les Moulins, 2017), L'utilità della storia (Factoría Habana, L'Avana, 2014) e Video cubano (Museo d'Arte Contemporanea (MoCA), Los Angeles, 2014).

Ha ricevuto, tra gli altri, il Residents Art Residency Dubai, Emirati Arabi Uniti nel 2019; l'Akita Art Institute, Giappone nel 2018 e l'Anphytrion Residency Programme (Azkuna ZentroaArtista X Artista) Bilbao, Spagna nel 2017.