"Lo que es, es lo que ha sido", mostra personale di Reynier Leyva Novo, è un esercizio di riflessione sugli elementi strutturali (simbolici, storici, discorsivi) che costituiscono il corpo vivo della nazione cubana. Suddiviso in fasi consecutive, il progetto si sviluppa in tre episodi fondamentali. Il primo di questi, "Ni mármol ni suspiros (Los fundamentos de la nación)" (Né marmo né sospiri (I fondamenti della nazione), smonta la figura dell'eroe e la sua strumentalizzazione all'interno della narrazione teleologica e autoritaria della Cuba di oggi.

 

Questa prima fase recupera la modalità scultorea del busto e le sue connotazioni nella tradizione culturale dell'Occidente. Su questa base, e attraverso una contro-lettura del simbolismo patriottico (in cui gli eroi occupano un posto essenziale), Novo sfida il senso chiuso dei feticci identitari e mette in campo la natura incompiuta, organica e in costante riadattamento della nazione e dei suoi simboli. Il progetto si compone di due installazioni, due opere che si collegano e si completano a vicenda da diversi punti di vista operativi. "Ni mármol ni suspiros" utilizza l'alibi della fabulazione virtuale per rappresentare e dinamizzare la figura di importanti patrioti e generali delle nostre guerre d'indipendenza: Ignacio Agramonte, José Martí, Antonio Maceo, Calixto García e Máximo Gómez. "Ciò che è, è ciò che è stato" si limita, invece, al primo eroe, la pietra angolare su cui poggia il testo emancipatorio dei cubani. Un busto di José Martí viene sottoposto a strati e strati di vernice; il risultato di questo infinito ritocco sarà la snaturalizzazione, attraverso l'usura e lo svuotamento, dell'uomo dietro l'immagine.

 

Una nazione, direbbe Benedict Anderson, è una comunità immaginata. Solo l'atto di immaginazione costante può salvare un Paese dall'invecchiamento e dalla malattia.

 

Daleysi Moya